[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Il 22 dicembre prossimo sarà un anno esatto dall’uccisione a Sesto San Giovanni del terrorista Anis Amri, il tunisino che pochi giorni prima aveva provocato la strage nel mercatino di Natale di Berlino.
In questi giorni si è chiusa l’inchiesta della magistratura sul terrorista che ha sconvolto Sesto San Giovanni. Una indagine che si conclude con una richiesta di archiviazione presentata dai pm di Milano al termine delle indagini nelle quali si cercava una presunta rete di fiancheggiatori lombardi dell’autore della strage di Berlino.
Nella richiesta di archiviazione si fa riferimento alla progressiva radicalizzazione intrapresa dal tunisino, approdato a Lampedusa nell’aprile 2011, durante la sua permanenza nella comunità per minori di Belpasso, nel Catanese. Secondo delle educatrici della struttura, ascoltata come testimone dagli inquirenti milanesi, era lui a dirigere la preghiera islamica collettiva all’interno del centro. La donna ha anche parlato di atteggiamento di fanatismo e provocatorio. Come quando, insieme a un altro minore ospitato nella comunità catanese, come segno di sfida, decise di ribaltare i crocIfissi della struttura. Era insomma lui il leader della comunità, ha fatto mettere a verbale educatrice che ne ricorda il carattere forte, deciso e il suo rispetto maniacale per i dettami della religione islamica. Altri testimoni hanno invece assicurato che Amri non aveva mai manifestato atteggiamenti ostili nei confronti dell’Italia. Anzi, hanno assicurato davanti agli inquirenti, era grato al nostro Paese per il livello di accoglienza fornito ai profughi.
Nei giorni immediatamente successivi l’omicidio si era cercato di identificare dei complici a Sesto San Giovanni e Cinisello. Non ci si spiegava, infatti, come mai era arrivato fino a Sesto San Giovanni, dopo la fuga da Berlino. L’inchiesta ha rivelato che non aveva appoggi e che anzi, Sesto San Giovanni rappresentava una tappa di un suo viaggio verso il Sud d’Italia.
Amri fu ucciso da due poliziotti del commissariato di Sesto San Giovanni in un conflitto a fuoco esploso alle 3 del mattino del 23 dicembre 2016 sul piazzale della stazione di Sesto San Giovanni.