[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – La decisione del Comune di Sesto di aderire alla Rete dei Comuni Amici della Famiglia, ma soprattutto di revocare la partecipazione alla Rete Ready, che mira a diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, non poteva non lasciare strascichi polemici.
I portavoce dell’associazione GayMinOut Milano Nord, gruppo di promozione delle tematiche Lgbt che opera sul territorio del Nordmilano, hanno preso carta e penna e scritto una lettera al sindaco di Sesto, Roberto Di Stefano. Una missiva in cui si critica pesantemente la decisione della giunta sestese.
Ecco il testo integrale della lettera:
Caro Sindaco,
a scriverle sono i membri dell’associazione GayMiN Out Milano Nord, unica associazione LGBT che opera nella provincia nord di Milano. Speravamo di conoscerla in un’occasione più lieta, magari alla festa presso la casa delle associazioni sabato prossimo, invece, con la presente, ci troviamo a esprimere un forte rammarico. Come molti altri, abbiamo saputo da alcuni siti d’informazione locale (e non) della decisione maturata dalla sua giunta di lasciare la Rete RE.A.DY. (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), contrapponendovi l’adesione alla rete dei comuni amici della famiglia. Dato che tale decisione tocca da vicino proprio i temi di cui si occupa GayMin Out, eccoci qui, con due domande: di quali famiglie volete occuparvi? Su quali valori volete fondare la grande famiglia (ovvero la comunità) di cui sarete responsabili per i prossimi 5 anni?
Ogni ragazzo e ogni ragazza dell’associazione ha una famiglia alle spalle. Alcuni di noi hanno avuto il privilegio di avere genitori accoglienti e rispettosi, che ci hanno supportato quando abbiamo dichiarato loro di essere gay, lesbiche, bisessuali o voler intraprendere un percorso di transizione. A molti genitori, pensate, non c’è stato nemmeno bisogno di dirlo: lo sapevano già, perché molte volte i genitori sanno leggere i nostri cuori meglio di noi stessi. Altre famiglie invece sono state meno accoglienti e meno rispettose: ci hanno urlato contro, rifiutato o alzato un muro di silenzio impenetrabile. Quasi tutte queste famiglie sono state accomunate da un sentimento: la preoccupazione, spesso la paura; paura delle prese in giro, della violenza dei nostri coetanei, di una vita anormale, di un’esistenza costellata di discriminazioni.
Caro Sindaco, troviamo una scelta nobile e giusta quella di aderire a un rete che voglia “progettare ed attuare un nuovo sistema di welfare di tipo sussidiario (che favorisce il protagonismo dal basso dei soggetti sociali) e generativo (capace di scoprire e suscitare energie)” (http://www.famigliaportavalori.it/rete-dei-comuni-amici-della-famiglia/) ma non ci spieghiamo come questo sia in contrasto con l’obiettivo della Rete RE.A.DY: “diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender realizzate dalle pubbliche amministrazioni a livello locale, contribuire alla diffusione delle best practices su tutto il territorio nazionale e supportare le pubbliche amministrazioni nella realizzazione di attività rivolte alla promozione e al riconoscimento dei diritti delle persone LGBT.”
Caro Sindaco, nella nota propagata dal Comune ha scritto di essere: “lieto di avere un’amministrazione unita per una città a misura di famiglia e per un’economia che ponga al centro la persona per il bene comune”. In queste famiglie che vogliono essere messe al centro ci sono anche le nostre, ci siamo anche noi. E abbiamo un urgente bisogno di politiche attive per il riconoscimento dei nostri diritti, primo fra tutti, quello all’inclusione.
Potreste dare un esempio incredibile: far parte di due reti che hanno un obiettivo comune, ovvero il rispetto e la valorizzazione dei soggetti nascosti, più deboli, per rendere la nostra comunità una grande famiglia.
I ragazzi e le ragazze di GayMiN Out