[textmarker color=”E63631″]MILANO[/textmarker] – Google e Facebook incontrano i robo advisor. Uno degli scenari non solo possibili, ma anche davvero fattibili nel futuro dell’economia mondiale. Sono queste le previsioni degli analisti di Bernstein in merito alle probabili “commistioni” dei consulenti di mercato digitali, in grado di gestire i patrimoni finanziari in maniera maggiormente strutturata, e i grandi player del mercato economico internazionale. Le previsioni di Bernstein sono nette e inequivocabili: “Riteniamo che in breve tempo aumenterà in modo significativo l’utilizzo di questi strumenti. Sono facili da utilizzati e trasparenti: probabilmente i robo advisor potrebbero agire come un buono strumento di marketing”.
Lo scenario di Bernstein mostra in un futuro che player già affermati come BlackRock o Fidelty a breve potrebbero subire un’impennata rischiando addirittura di competere con Google e Facebook, che saranno quindi costretti a confrontarsi proprio con le aziende che hanno avuto il fiuto di puntare sui robo advisor, ossia su una delle novità più interessanti della tecnologia finanziaria, in grado di proporre ai clienti una piattaforma online che limiti i rischi degli investitori proponendo un asset allocation su rendimenti asset class, varianze e covarianze. Fuor di tecnicismo, i robo advisor ripartiscono i rischi, e riescono a regolare in maniera automatica gli investimenti anche al fine di recuperare eventuali perdite, proponendo anche uno spacchettamento del portafoglio.
Caratteristiche che hanno fatto la fortuna dei “consiglieri robot” sia negli Stati Uniti con Wealthfronte Betterment e nel Regno Unito con Nutmeg, MoneyFarm e Wealthify. Secondo Bernstein, il segreto del successo di queste grandi realtà risiede nella facilità dell’apertura dei conti e dell’intuitività delle piattaforme, che attrarranno gran parte degli investitori digitali.
Secondo Fraser-Jenkins, però, i robots non rappresenterebbero una seria minaccia nei confronti delle attività tradizionali, soprattutto allo stato attuale, in considerazione di una crescita non così entusiasmante che va si a coprire parte del mercato reale. Solo a lungo termine le attività digitali infatti riusciranno a spopolare, soprattutto a causa della migliore performance, ma anche a causa di una quota commissione decisamente più bassa. È infatti soltanto una previsione, come conferma Bernstein, quella per cui i robo advisor riescano a migliorare l’esperienza dei risparmiatori con analisi e pianificazioni attraverso le piattaforme.
Gli esperti del settore hanno quindi individuato la principale criticità dei cosiddetti consiglieri digitali, che a fronte di asset location molto bassi, dovrebbero fronteggiare il più classico scetticismo dei consumatori, che difficilmente ripongono la propria fiducia in mezzi e strategie proposte dal mercato digitale, a meno che non siano grandi player, già affermati e conosciuti nel mondo, ad affrontare la scommessa di un lancio di consiglieri “robotici”.
Se però le difficoltà dei robo advisor di conquistare la fiducia dei medio-piccoli consumatori rendono lo scenario più complicato, l’opzione di legarsi ai grandi colossi è già realtà, almeno per quel che concerne lo sterminato mondo cinese: Fraser-Jenkins ricorda infatti che “Sia Google che Facebook in passato hanno commissionato studi relativi ad una possibilità d’ingresso nel mondo della gestione dei risparmi, mentre Alibaba, Baidu e Tencent stanno già distribuendo con successo fondi agli investitori al dettaglio della Cina”. In Italia la crescita dei robo advisor è innegabile, con numeri che sono addirittura triplicati nei primi 6 mesi del 2016, ma la parabola del successo non porta risultati immediati e grandi rivoluzioni in un mercato già fortemente incerto.