Ven. 03 Mag. 2024
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Un saluto a Marcello Lo Vetere, giornalista e poeta della quotidianità

[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – “Addio a Marcello Lovetere, giornalista poeta, capace di trasmettere con la forza delle parole i suoi sentimenti più intimi, le sue emozioni, il suo desiderio di combattere sempre, e senza egoismo, per qualcosa di più giusto e di migliore”.

Con queste parole toccanti Franco Abruzzo e Mattia Losi hanno dato il loro ultimo saluto a Marcello Lo Vetere, giornalista e scrittore sestese scomparso mercoledì a 48anni al termine di un periodo di sofferenza interiore.

Marcello nella sua lunga carriera giornalistica è stato cronista e giornalista economico. Specialista di motori e appassionato di moto. Uno scrittore brillante ed entusiasta capace di spaziare da un manuale (divenuto un classicissimo tra i collezionisti di tutto il mondo) su come montare e smontare una Fiat 500, ai racconti di vita di personaggi innamorati delle loro moto. Fino a raccontare dall’interno i vizi e le virtù del giornalismo. Come ha scritto il suo ultimo direttore Mattia Losi “In fondo Marcello non è mai stato un giornalista, era un poeta”, capace come pochi altri di leggere la realtà con sensibilità e piglio umano. Un idealista vero e profondo, che non smetteva mai di meravigliarsi per le storture della nostra società. Incapace di adeguarsi e forse proprio per questo profondamente vero e genuino nella sua capacità di scrivere di ciò che gli stava intorno. Ma forse proprio questa sua qualità sublime è diventato il suo fardello.

Ci uniamo al saluto di tanti amici e colleghi. Lo facciamo riproponendo le parole del suo direttore Mattia Losi che di Marcello racconta passioni ed emozioni vere.

di Mattia Losi
Sesto San Giovani, 21.9.2016 – Per chi vive usando le parole è raro non riuscire a trovarne. Eppure di fronte alla morte di Marcello mi sento incapace di esprimere tutti i sentimenti che mi assalgono, di raccogliere i ricordi di oltre vent’anni trascorsi insieme, di dare un senso a un addio che di senso non può averne. Marcello è stato nella mia vita un timido uomo di pubbliche relazioni che aveva timore a sollevare il telefono per chiamarmi. Un giovane collega con il desiderio, profondo e realizzato con tenacia, di diventare giornalista. Ma soprattutto è stato un amico, un amico vero capace di intrecciare un rapporto che è sempre andato oltre le gerarchie. Sono stato il suo direttore, per molti anni, ma è riuscito a scavare nel mio cuore da orso uno spazio in cui, oltre il lavoro, eravamo soltanto Marcello e Mattia. Parlavamo di auto, di moto, di viaggi, dei genitori, delle nostre aspirazioni e degli inevitabili problemi della vita di tutti i giorni. Mi raccontava dei suoi libri e dei suoi progetti, mi incantava con il resoconto del suo viaggio all’isola di Man. In fondo Marcello non è mai stato un giornalista, era un poeta. Capace di trasmettere con la forza delle parole i suoi sentimenti più intimi, le sue emozioni, il suo desiderio di combattere sempre, e senza egoismo, per qualcosa di più giusto e di migliore. Non riesco a credere che abbia combattuto l’ultima battaglia. Non riesco a credere di non aver saputo essere al suo fianco. Non riesco a credere di non potergli dire quanto gli ho voluto bene. Ovunque tu sia, Marcello, ti abbraccio forte.

 

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