[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – La vasca di laminazione per il fiume Seveso all’interno del Parco Nord si farà. Ieri in Regione Lombardia si è tenuta la Conferenza dei servizi e le osservazioni del fronte dei contrari sono passate quasi inosservate. Non è stata ancora assunta una decisione ufficiale, ora spetterà al Pirellone e per ultimo al Ministero delle Infrastrutture pronunciarsi sull’opera che dovrebbe limitare le piene del Seveso e quindi evitare che il capoluogo si allaghi come successo in passato.
La battaglia di cittadini e istituzioni continua. Vi abbiamo già raccontato della raccolta firme dei comitati spontanei e anche della delibera di giunta di Bresso che ha deciso di opporsi alla decisione.
“ Ci sono tutte le condizioni, invece, perché al posto di questa brutta vasca si avvii un programma di applicazione della Invarianza Idraulica, cioè di gestione corretta della risorsa acqua piovana, non più trattata come un difficile rifiuto da smaltire. Abbiamo idee e proposte, ci sono tante esperienze in Italia e in Europa e ci sono capacità tecniche anche qui a Milano, che aspettano solo di essere chiamate a confrontarsi, a progettare e a compiere un’opera più moderna e civile. Ora ci aspettiamo di essere ascoltati davvero”, dicono Associazione Amici del Parco Nord e Comitato Acque Pulite.
Anche Legambiente ha detto il suo “no” alla vasca: “Assurdo ridurre il livello di rischio idraulico di Milano sacrificando un bosco protetto! In questo modo non si fa che perpetuare l’artificializzazione del bacino del Seveso. Una vera contraddizione: anziché agire per la ricostruzione di un alveo fluviale più ampio e naturale, capace di contenere l’intensità dei picchi di piena, si sceglie di lasciare il fiume in un alveo fortemente canalizzato, sacrificando le superstiti aree libere. Legambiente è consapevole che si debba fronteggiare una situazione di reale emergenza e pericolosità, ma si può e si deve ottenere lo stesso risultato in tempi altrettanto rapidi, sia pure affrontando investimenti maggiori. Il riferimento è alle opere di compensazione ecologica, che dovrebbero essere ragionevolmente assunte come requisito essenziale di ogni infrastruttura che determini il sacrificio di aree naturali, a maggior ragione in aree densamente urbanizzate come quelle del parco Nord. Quello che chiediamo è che, se si persevera nella soluzione della vasca, la perdita di un territorio boschivo protetto e permeabile venga compensata con una superficie almeno pari a quella interessata dai cantieri della vasca ad esempio con la rinaturazione di una delle tante aree dismesse in zona, da acquisire e ripristinare a terreno libero e rimboschito”.