[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – E’ il primo progetto pilota in Italia di prevenzione alimentare rivolto alle donne migranti. Si tratta di veri e propri laboratori di sana alimentazione, alla presenza di un cuoco del paese di origine, di un’alimentarista e di un mediatore culturale.
L’iniziativa, lanciata dalla sezione milanese della Lilt, la Lega Italiana per la Lotta contro in Tumori, è stato ripreso anche da quella sestese che ha sede in via Cairoli.
Parte così oggi il primo appuntamento, organizzato in collaborazione con il Centro Culturale Islamico. Le partecipanti si ritroveranno in via Vittorio Veneto dalle 11,30 alle13, per realizzare un cous cous vegetariano e discutere di una corretta alimentazione, fondamentale per prevenire malattie come i tumori, con ricette, domande e prova pratica.
Al centro di ogni incontro ci sarà proprio un piatto tipico della cucina tradizionale, per fare in modo che la sana alimentazione si sposi con le tradizioni culinarie del paese di origine e con i sapori cui sono abituati.
“La conquista faticosamente ottenuta oggi sulla prevenzione del tumore al seno nel nostro paese – spiega il comunicato Lilt – è il frutto di un impegno pionieristico e costante nel tempo della nostra sezione che, attraverso campagne di alfabetizzazione sanitaria di massa nell’arco di decenni, ha giocato un ruolo fondamentale nel ridurre la mortalità di questa malattia in Italia”.
“Oggi, come quarant’anni fa, LILT intende lanciare alle donne migranti il medesimo messaggio: il tumore, da male poco conosciuto e innominabile, deve diventare una malattia che si deve affrontare e combattere. Oggi più che mai vogliamo incentivare la diffusione della cultura della prevenzione oncologica fra le nuove popolazioni migranti, incoraggiando le donne a svolgere un ruolo attivo nella cura della loro salute”.
I quattro obiettivi del progetto:
1 Realizzazione di laboratori pratici di cucina con la presenza di alimentarista, cuoco e mediatore per fornire una formazione pratica nella lingua d’origine.
2 Ritrovare nelle tradizioni culinarie locali i punti di partenza per diffondere una sana alimentazione in relazione alla revenzione dei tumori, combattere la cultura del junk-food e sostenere la doppia piramide alimentare/ambientale.
3 Sviluppare un progetto di “peer education” attraverso l’individuazione di donne ambasciatrici che all’interno della loro comunità svolgeranno attività di recruting e Member Get Member (moltiplicatori).
4 Utilizzo di un approccio narrativo culturalmente appropriato per la produzione di materiali di sensibilizzazione ad hoc (depliant e poster)