[textmarker color=”E63631″]CINISELLO BALSAMO[/textmarker] – Una sentenza del Tar in merito al ricorso di una comunità islamica cinisellese contro il Comune, presa ad esempio da un’altra associazione di musulmani per far valere le sue ragioni. E’ questo il filo che collega i due luoghi di preghiera di Via Matteotti e via Frisia.
Il Caim, Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza, ha diffuso ieri un comunicato che riprende la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale di annullare il provvedimento del Comune di Cinisello in cui “si intimava all’associazione islamica Pace di cessare l’attività all’interno della sede associativa perché gli associati vi pregavano illegalmente”.
In sostanza, con la sua decisione, il Tar dice che l’attività di preghiera in un luogo gestito dalle associazioni culturali musulmane, come avviene per i capannoni industriali cinisellesi, non rappresenta una violazione della legge sui luoghi di culto: per questo, indipendentemente dagli aspetti legati all’urbanistica, la preghiera non può essere vietata.
“La scelta del sindaco di Cinisello Balsamo, Siria Trezzi, di perseguire il “reato di preghiera abusiva” – si legge nel comunicato Caim – è stata sconfessata dal TAR che ha affermato per l’ennesima volta che il fatto che gli associati preghino nella propria sede non trasforma automaticamente quel luogo in una moschea”.
L’associazione Pace con sede in via Matteotti non rientra nel Caim, ma il Coordinamento prende la vicenda a supporto per riportare l’attenzione sul caso che riguarda una delle loro associazioni, la Comunità Islamica di Cinisello, con sede in via Frisia, coinvolta anch’essa in contrasti relativi a violazioni di norme urbanistiche con il Comune.
“Mesi fa – continua il Caim – abbiamo cercato di interloquire con il sindaco Trezzi informandola della giurisprudenza in materia e cercando di far comprendere come l’istituzione di un centro di cultura islamica fosse un’opportunità per i cittadini di Cinisello e non un fatto da perseguire legalmente”.
Il nuovo provvedimento sarà così impugnato dalla Comunità Islamica di Cinisello per dare man forte alla loro posizione. Il Caim aggiunge: “Constatiamo con preoccupazione la mancanza di una volontà di dialogo con la nostra comunità, e la scelta di utilizzare le risorse pubbliche per emettere provvedimenti illegittimi nei nostri confronti a detrimento degli interessi della città”.
“La buona amministrazione consiste nel governare i fenomeni, riconoscendo ai cittadini i propri diritti nel pieno rispetto della legge non assecondando la diffidenza nei confronti dell’altro o inseguendo forze xenofobe sul terreno della paura”.
“Una sentenza importante – ha affermato l’avvocato Luca Bauccio, difensore dell’associazione ricorrente – con la quale viene stabilito il principio di diritto e di civiltà secondo cui l’esistenza di una moschea abusiva non può essere dedotta da mere presunzioni, ipotesi e premonizioni. Quando un Comune elegge la presunzione a elemento per dimostrare cosa i suoi residenti fanno o non fanno, allora siamo al pregiudizio e al medioevo del diritto”.
“Noto – ha proseguito l’avvocato Bauccio – che si afferma anche negli amministratori locali una tendenza alla caccia alle streghe, tanto insensata quanto contraria alla Costituzione. Da più parti i musulmani vengono richiamati al rispetto della legge ma è singolare che siano proprio i Comuni a violarla questa legge. Il diritto di associazione, come quello di preghiera, sono garantiti dalla Costituzione, nessuno creda di poterli violare”
LA RISPOSTA DEL COMUNE: “UNA STRUMENTALIZZAZIONE”
Ma il Comune di Cinisello non ci sta e giudica il comunicato come strumentale. Secondo l’Amministrazione, infatti, quella che viene fatto passare per un provvedimento contro la preghiera, è invece contro un abuso edilizio.
In via Matteotti, erano state costruite alcune pareti senza autorizzazione e quando l’associazione aveva poi redatto la pratica edilizia, in questa figuravano delle irregolarità. Così il Comune aveva avviato un procedimento per abuso edilizio ed emesso un’ordinanza che chiedeva il ripristino dello stato di fatto.
“Non abbiamo mai intimato all’associazione di cessare attività – fanno sapere dal Comune – né mai abbiamo perseguito la preghiera abusiva. Il procedimento riguarda un abuso edilizio”.
Sta di fatto che l’associazione Pace, con cui l’Amministrazione ha sempre avuto ottimi rapporti, ha fatto ricorso al Tar, vincendo, secondo quanto riportato dal Caim. E la sentenza è ora impugnata da un’altra associazione Comunità Islamica di Cinisello, con cui il Comune ha rapporti molto più difficili, per far valere le sue ragioni, chiamando in causa comportamenti istituzionali che asseconderebbero la xeonofobia e la mancanza di dialogo.
Una vicenda che si fa doppiamente spinosa, perché intreccia ambiti sociali, culturali e specificamente urbanistici, e che potrebbe avere ripercussioni sulla convivenza delle comunità islamiche a Cinisello Balsamo.