[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – Brebemi, arco Teem, Rho-Monza. Potremmo dilungarci in questo elenco di “giganti”. Grandi opere: vengono, giustamente, ribattezzate così. Affari mastodontici che aprono enormi crateri di dubbi e di polemiche. Alla vigilia dell’inaugurazione della nuova e fiammante, ma forse inutile e sicuramente costosa (il pedaggio costa il doppio rispetto alla A4) Brebemi mi tuffo anche io, di testa, in questa piscina di punti di domanda. Le grandi opere sono una costante nella storia recente del Nordmilano. E ogni volta che un grande cantiere si è aperto sul territorio ci sono state ondate di disagi per i cittadini. Basta fare un piccolo salto nel passato: senza andare troppo in là con la memoria si può ripensare ai danni che i cantieri per la riqualificazione della Strada Statale 36 hanno lasciato sulla strada (e in parte continuano a lasciare). Cantieri infiniti e ritardi cronici da un lato: dall’altro, le lacrime di cittadini, esercenti, imprenditori.
Ci sono ben due motivi, a mio avviso, per cui non c’è solo da festeggiare per il taglio del nastro della Brebemi e dell’arco Teem. Al di là delle questioni pratiche su caselli, tutor, utilità, aree di sosta e sprechi di denaro pubblico. Il primo riguarda le ferite ancora aperte. Ho già citato la SS36 e potrei tornare a parlare della Rho-Monza. Ma perché non dire nulla sul prolungamento della linea 1 della metropolitana milanese. Mentre il premier Renzi e i politici di turno saranno impegnati nell’area della Martesana per battezzare la nuova autostrada, a Sesto c’è una ferita che continua a sanguinare. Il cantiere per il prolungamento della Rossa fino a Bettola è fermo da 7 mesi: immobile e deserto. Con tutti i disagi del caso per cittadini e commercianti che dovranno sopportare questo strazio ancora per diversi mesi. Ferite aperte, sanguinanti: tagli che non saranno suturati nemmeno per Expo che solo qualche mese fa sembrava il rimedio a tutti gli italici (o solo lombardi) mali.
Il secondo motivo è molto più pratico. Le grandi opere sono “mostri” giganti che occupano la mente e il cuore delle amministrazioni comunali. Sindaci, giunte e dirigenti sono alle prese con queste grandi partite: con il rischio di dimenticarsi di tutto il resto. Una distrazione fisiologica, quasi naturale. La mia non è un’accusa. Ma mentre si “perdono” ore su questi grandi progetti urbanistici (vedi Città della Salute a Sesto San Giovanni) c’è il pericolo di non badare al quotidiano: ci sono i marciapiedi sui quali si fatica a camminare, gli scivoli su cui i bambini non possono più scivolare e le strade tutte buchi che si riempiono al primo acquazzone estivo che oggi chiamiamo “bomba d’acqua” e che mia nonna continua a chiamare temporale.