[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – Sesto San Giovanni si prepara a salutare altri 320 posti di lavoro. Gli ultimi di un’emorragia cominciata 20 anni fa con la progressiva chiusura delle grandi fabbriche e che sta rapidamente trasformando Sesto da “Città del lavoro” a “Città della speculazione edilizia” e degli edifici vuoti.
Destino comune a molte delle Città dell’hinterland milanese e soprattutto a Sesto e Cinisello che un tempo erano capitali della produzione e del lavoro. Tutto sembra volerci convincere che questo destino è inevitabile. Che va così, con le produzioni spostate in Cina, India e magari anche in America, e le nostre fabbriche destinate a rimanere vuote e successivamente trasformate in case e uffici.
Non c’è nulla di più sbagliato. Basti pensare che la Pompe Gabbioneta di Sesto San Giovanni non lascia la città per delocalizzare in Oriente o in Africa. Si sposta semplicemente a Nova Milanese, a una distanza che forse non supera i 5 chilometri in linea d’aria dall’attuale collocazione.
Perché lo fa? Innanzitutto perché ha bisogno di crescere e ammodernarsi. Sicuramente perché a Sesto non ha trovato le condizioni migliori per poterlo fare, nonostante la città sia quella che vanta le aree dismesse e da riqualificare più importanti d’Italia. Aree troppo care, burocrazia troppo lenta, tasse troppo alte. Lo spaccato di un’azienda pubblica che si chiama “Città di Sesto San Giovanni” che non è capace di competere con i comuni vicini. Praticamente i nostri comuni sono incapaci di produrre competitività.
Si dirà, ma Sesto sta per diventare la capitale della Salute e della Ricerca. Certo, con un progetto calato dall’alto e finanziato con 480 milioni di euro di soldi pubblici. Ancora una volta fondi pubblici che vengono iniettati come una droga, impedendo ai comuni di fare un serio ragionamento di competitività.
Nova Milanese, evidentemente è stata più svelta a proporre aree a basso costo. A studiare i progetti e a deliberarli. Forse, si scoprirà che offre anche condizioni di fiscalità locale (vedi Tasi, Tari ecc) più convenienti. Non è un caso che Sesto e Cinisello continuino a trattare le imprese come vacche da mungere, applicando loro il massimo della Tasi. Non si pensa mai alle imprese, a risorse che determinato la ricchezza di un territorio.
A Sesto e a Cinisello negli ultimi anni i comuni hanno corso solamente per dismettere le aree industriali e per trasformarle in aree edificabili. Cinisello, con il nuovo Pgt si prepara a cancellare a colpi di ruspa il passato industriale della città, sostituendo intere aree industriali con case. A vantaggio di chi? Non certo della città che ne uscirà sempre più povera e trasformata nel quartiere dormitorio della Città Metropolitana.