[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – “Solo la sera, guardando i telegiornali, ho capito che l’uomo che mi aveva sequestrato era l’assassino di Cinisello”. Stefano Mezzadri è ancora sotto shock. E’ lui l’uomo, un piacentino di 55 anni, che martedì mattina si è visto minacciare e sequestrare da Davide Frigatti, il killer di Cinisello.
Occorre andare con ordine, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Frigatti era arrivato nei pressi di Piacenza a bordo di un taxi la mattina del 17 giugno, forse in cerca di amici o conoscenti, non è dato di capire. Qualche giro in strada, un taglio dal barbiere, poi la decisione di tornare a Milano, prima a bordo di un’auto rubata, abbandonanta poco dopo il furto per avere incrociato una volante della polizia, poi con Mezzadri.
“Portami a Parma anzi no, andiamo a Milano, a Sesto San Giovanni”, intima Frigatti al cinquantacinquenne piacentino che esegue, con il coltello puntato alla gola. Il viaggio è lungo. Frigatti cambia umore più volte. “Mi ha chiesto se avevo moglie e figli, se andavo a messa, ha ribadito quanto la religione fosse importante”, racconta il piacentino dalle colonne de Il Giorno. Frasi sconnesse, ancora rimandi a Dio e alla religione, sino all’arrivo nei pressi del Parco Nord, dove Frigatti sequestra l’auto di Mezzadri che si ritrova a vagare per le strade del Nordmilano in cerca di aiuto. Dopo la formale denuncia al 113 lo aiutano solo i vigili, che lo soccorrono e raccolgono la sua testimonianza. La lunga giornata da dimenticare del cinquantacinquenne si conclude finalmente a casa, la sera, quando davanti alla televisione si rende conto di chi ha avuto in auto da Piacenza al Parco Nord.