Ven. 19 Apr. 2024
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La speranza di voto

Domenica 25 maggio, giusto qualche milione di italiani avrà una cosa in comune da fare: recarsi ai seggi elettorali.

Si tratta di un’operazione piuttosto semplice; basta uscire di casa, andare nella scuola indicata sulla tessera elettorale, auspicabilmente fare un po’ di fila e, dopo aver presentato un documento di identità e la suddetta tessera elettorale, ritirare le graziose schede colorate che vengono date in cambio.

I figuri mistici che risiedono nelle aule di scuola, che altro non sono che cittadini anch’essi, chiamati a fare gli scrutatori o i presidenti di seggio, indicheranno in quale cabina procedere col voto.

Lì, nel riserbo di questa sorta di confessionale laico, i cittadini si troveranno soli con se stessi e con le proprie intenzioni di voto.

In molti avranno due schede, una per le elezioni amministrative, ovvero per scegliere sindaco e consiglieri del proprio comune e, una seconda, probabilmente di un austero grigio fumo di Londra, che servirà per rinnovare il Parlamento Europeo.

Europa già, questa sconosciuta.

Quasi fosse la principessa mitologica dal quale prende il nome, per molti italiani si disperde nei misteri dell’epos greco, mentre per altri, tanti altri, è solo materia di insulti e improperi.
Eppure è parte del nostro quotidiano; da dodici anni ormai con la moneta unica e da oltre mezzo secolo con la Cee.

L’Italia, quarto paese dell’Unione per numero di abitanti, manderà un bel po’ di propri rappresentanti a Bruxelles che vi rimarranno per cinque anni.

Difficile non provare il benché minimo interesse per coloro che, su scala continentale e mondiale, saranno identificati come i volti e le parole e le azioni dell’Italia.

Dal macro al micro, ovvero dalle europee alle amministrative.

I comuni impegnati nel rinnovare il proprio parlamentino saranno in molti, solo nel nostro territorio del NordMilano, spetterà a tre su sette questa lieta operazione.

Qui non si parla di mandare persone sconosciute a patire l’umidità belga per diecimila euro al mese.

Si tratta invece di scegliere coloro che provvederanno o meno ad asfaltare la strada sotto casa, a rifare il tetto dell’asilo dei propri figli, realizzare un nuovo campo di bocce nel centro anziani dei propri nonni.

Ma magari nenche questo interesserà e, nel rapido e progressivo disamore per la politica e per la cosa pubblica degli ultimi decenni, non conterà più neanche il proprio comune, forse neppure il proprio quartiere e poi il condominio, il pianerottolo.

Forse non conterà più neanche quello che abbiamo in casa, ormai tutti succubi di un autoisolamento coatto.

La speranza di voto non è quella dei candidati politici, di qualsivoglia livello.

E’ quella che devono ritrovare i cittadini in occasione del 25 maggio.

E devono farlo per loro, unicamente per loro.

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