Dom. 20 Lug. 2025
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Milano, Bronchiettasie: un convegno e un Libro Bianco per riconoscerle

300.000 italiani soffrono di bronchiettasie, una malattia respiratoria cronica e invalidante. Le novità cliniche e scientifiche acquisite nell’ultimo decennio non sono ancora recepite,se non parzialmente, da parte di molti medici e dai decisori. Questo comporta un ritardo diagnostico medio di nove anni in cui i pazienti continuano a peggiorare. Per promuovere la più attuale cultura clinica su questa patologia e farla Ri-Conoscere arriva il Libro Bianco sulle bronchiettasie

A Milano il 13 e il 14 giugno si svolgerà il 1° BE-Italy, il primo Congresso Nazionale delle Bronchiectasie che riunisce 240 specialisti da tutta Italia per fare il punto sui più importanti aspetti gestionali, diagnostici e terapeutici e per rafforzare la rete dei Centri Bronchiectasie.

Le bronchiettasie sono una malattia respiratoria cronica invalidante, caratterizzata da frequenti riacutizzazioni polmonari che aggravano la funzione respiratoria, compromettono la qualità di vita e possono ridurre la sopravvivenza. I bronchi subiscono una dilatazione abnorme e permanente con un accumulo di muco e catarro che l’organismo non riesce più a eliminare: il danno anatomico è irreversibile. Ne soffriva anche Papa Francesco e come è successo al Santo Padre, le polmoniti sono una delle complicanze più gravi e frequenti.

«È una malattia poco conosciuta anche dai medici a tal punto da essere troppo spesso confusa con altre patologie respiratorie. Eppure, è molto diffusa: si stima ne siano affetti circa 300.000 italiani di tutte le età» spiega Donatella Nobile, presidente di AIB, Associazione Italiana Bronchiettasie APS. Ma ancor più sconosciuto è l’impatto che questa malattia ha sulla qualità di vita: molti devono abbandonare il lavoro e rinunciano a una vita sociale perché tosse e catarro, la stanchezza e la mancanza di fiato sottraggono l’energia necessaria ad affrontare la giornata. «Proprio dalla consapevolezza che si tratta di una malattia “dimenticata” unita al desiderio e alla volontà di fare qualcosa per chi un domani si troverà ad affrontarla, è nata l’idea del Libro Bianco, un progetto che AIB ha condiviso con la comunità medico-scientifica specializzata in bronchiettasie».

Poco conosciuta anche dalle Istituzioni

«In Italia questa patologia respiratoria cronica non ha ancora una sua “dignità” né dal punto di vista diagnostico, né da quello terapeutico e gestionale, e nemmeno da quello burocratico, amministrativo e sanitario» spiega il prof. Stefano Aliberti, Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio di Humanitas University. «Questa assenza di “dignità”, questo non essere ancora “riconosciuta” si evince anche dalla proposta di aggiornamento dei LEA del 15 aprile 2025 in cui le bronchiettasie non compaiono tranne che come indicazione per cure termali, un trattamento che al contrario è messo in forte discussione dalla comunità clinica internazionale. Il documento dei LEA suggerisce una ricezione quanto meno parziale da parte dei decisori delle novità cliniche e scientifiche degli ultimi 10 anni relative a questa patologia».

Un Libro Bianco per Ri-Conoscere le bronchiettasie

Il Libro Bianco illustra le più attuali evidenze scientifiche e tiene conto dell’esperienza clinica acquisita negli ultimi dieci anni. Alla stesura hanno contribuito trenta professionisti di eccellenza nel campo della pneumologia, della fisioterapia respiratoria, della microbiologia e di altre specialità che concorrono all’approccio multidisciplinare di questa malattia. Non è un classico manuale di medicina perché usa un approccio e un linguaggio alla portata di tutti, compresi i pazienti e i caregiver. Fa luce sui maggiori problemi da affrontare: «Innanzitutto un ritardo diagnostico di quasi nove anni a cui si aggiunge l’elevato numero di diagnosi errate soprattutto nei casi in cui le bronchiettasie sono associate alla BPCO o all’asma: i sintomi sono simili e possono essere confusi, ma oggi sappiamo che in presenza di BPCO o di asma è importante verificare anche l’eventuale presenza di bronchiettasie» prosegue il prof. Aliberti.Per quanto riguarda le cause vanno dalle malattie genetiche come fibrosi cistica e discinesia ciliare primitiva, ai deficit immunologici, e possono essere associate a patologie come artrite reumatoide o malattia di Crohn, oltre alle già citate BPCO e asma. Un quadro complesso che ha in comune sintomi quali latosse cronica con produzione quotidiana di catarro, bronchiti e polmoniti ricorrenti. «La gestione delle bronchiettasie parte da un accertamento eziologico che è molto importante proprio perché sappiamo che alle bronchiettasie sono associate alcune malattie che possono beneficiare di trattamenti specifici, penso per esempio all’asma grave o ai deficit immunitari: in circa il 60 per cento dei casi riusciamo ad arrivare a una diagnosi e a controllare le bronchiettasie curando la malattia sottostante. Nel 40 per cento invece la causa non è nota» spiega il prof. Francesco Blasi, Preside della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano, Ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio e Prorettore ai Rapporti con il Sistema Sanitario. «Il gold standard della diagnosi è la TAC del torace ad alta risoluzione. Ottenuta la diagnosi il paziente deve essere inviato a uno pneumologo e, per i casi più gravi, a un Centro di riferimento per una presa in carico multidisciplinare».

 

 

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