Gio. 23 Gen. 2025
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Cinisello Balsamo, a Dio ad Amabile Battistello, “gli occhi” del beato don Carlo Gnocchi

La donna, originaria di Cusano Milanino, all'età di 17 anni riacquistò la vista grazie al trapianto di una delle due cornee di don Carlo Gnocchi.

Cinisello Balsamo si appresta a dare l’ultimo saluto ad Amabile Battistello, originaria di Cusano Milanino, scomparsa nei giorni scorsi all’età di 85 anni. Nata cieca, in gioventù ricevette una delle cornee del beato don Carlo Gnocchi su esplicita sua volontà – in un’epoca in cui i trapianti erano ancora vietati dalla legge italiana – riacquistando così la vista. Insieme a lei beneficiò del gesto del beato Gnocchi anche un altro giovane, Silvio Colagrande, che faceva parte del gruppo dei “mutilatini” del Centro di Roma della Pro Juventute, rimasto cieco a seguito di un incidente.

“Da bambina, accompagnata da uno zio, partivo dal mio paese, Cusano Milanino, per bussare alla porta del professor Galeazzi affinché facesse qualcosa per ridarmi la vista – ricordava Amabile Battistello in un’intervista -. Tutte le volte che tornavo là, lui ripeteva sempre la medesima frase, quasi fosse il ritornello di una triste filastrocca diventata col tempo anche noiosa: ‘Per curare le lesioni corneali come la tua, serve un trapianto, ma i tempi non sono maturi e la scienza è ancora indietro, abbi pazienza e fidati di me, un giorno lo faremo e tu guarirai’”.

Quel giorno arrivò con la morte di don Carlo Gnocchi che, poco prima di salire al cielo, contattò l’amico professor Cesare Galeazzi per assicurarsi che le sue cornee fossero donate a due suoi ragazzini bisognosi di recuperare la vista. Tra loro, il professor Galeazzi ne individuò come idoneo soltanto uno, il dodicenne Silvio Colagrande, così scelse la sua paziente Amabile Battistello, che all’epoca aveva 17 anni, per ricevere l’altra cornea di don Gnocchi. L’intervento, allora considerato fuorilegge dall’ordinamento italiano, fu realizzato con successo e i due ragazzi riacquistarono la vista.

Amabile Battistello ricordava così il giorno in cui cominciò a vedere: “Il giorno in cui mi tolse le bende dagli occhi e mi fece guardare verso un luogo lontano, e io individuai una finestra aperta, il professor Galeazzi pianse. Poi accese un registratore, azionò un pulsante e la voce debole e sofferente, ma serena, del mio benefattore, incisa su nastro dallo stesso medico, pronunciò le frasi che non scorderò mai: «Cari amis, ve raccomandi la mia baracca… Ve la lasi; pusse d’inscì ho minga podù fa. E tu, professor Galeazzi, devi promettermi che alla mia morte prenderai questi occhi e li utilizzerai affinché due ragazzi possano vedere. È tutto quello che mi resta da dare ancora!». Era la sua voce, che per me non aveva ancora un volto. Volli ascoltarla tante volte, fino a imprimermi nella mente quel timbro sofferente, ma deciso. Riascoltandola insieme a me, il professor Galeazzi più volte si asciugò le lacrime che gli scendevano sul viso. Fu così, senza incontrarci, senza conoscerci, che da quel giorno don Gnocchi camminò insieme a me”.

In occasione della beatificazione di don Carlo Gnocchi, avvenuta in Duomo a Milano il 25 ottobre 2009, Amabile Battistello e Silvio Colagrande furono scelti per scoprire l’urna che custodiva le sue spoglie. Oggi le esequie alle 15:30 nella Chiesa San Pio X a Cinisello Balsamo.

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