Il mercato del lavoro del Nord Milano risulta avere delle particolari caratteristiche per via della zona di passaggio tra Milano e la vicina provincia di Monza e per essere al centro della direttiva di sviluppo che si protrae fino a Lecco e alla Svizzera. Come già successo in passato, le dinamiche socioeconomiche della zona partono da viale Monza e nel Nord Milano trovano uno dei nodi di passaggio verso il suo sviluppo più ampio. Una macroregione di cui i Comuni di quest’area sono perno e protagonisti.
La zona è omogenea ed è composta da soli 6 Comuni (Bresso, Cinisello Balsamo, Cormano, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Sesto San Giovanni), ma è la più densamente abitata di tutta la Città metropolitana. Se si osserva l’ultimo decennio, l’andamento demografico risulta leggermente in crescita con un valore pari a circa il 2,7% tra il 2012 ed il 2020, leggermente inferiore rispetto alla Città metropolitana.
Dal confronto con l’anno precedente emerge che la popolazione è rimasta stabile con una variazione percentuale del -0,5%. A tale risultato ha contribuito un saldo naturale negativo ed un saldo migratorio positivo. In parole povere, il tasso di natalità è sostenuto dalla popolazione straniera. La percentuale di residenti stranieri, infatti, è del 15,2%, leggermente superiore rispetto alla Città metropolitana.
Volendo contestualizzare questa dinamica, la Città metropolitana ha registrato una variazione contenuta della popolazione pari al -0,9% ed ha un valore negativo per il saldo naturale e un valore positivo per il saldo migratorio, pari rispettivamente a -18.073 e 2.567.
Mancano i giovani
L’indice di vecchiaia si attesta a 189,1, ovvero c’è uno squilibrio sugli anziani (65anni e più) rispetto alla popolazione giovane (0-14 anni), ed superiore rispetto alla Città metropolitana. Parafrasando: i giovani sono sempre troppo pochi rispetti alla popolazione anziana.
Secondo i dati dell’ultimo report pubblicato dal CPI Nord Milano nel 2023, coloro che lavorano per imprese o datori di lavoro all’interno dell’area sono 13.801, ma il tessuto produttivo riesce ad attirare molti lavoratori da fuori area: 12.881 provengono dal CPI di Milano, 7.605 dal CPI di Monza e più di 4000 dall’area dei CPI di Melzo e Rho. In totale le aziende del Nord Milano attraggono circa 25.000 lavoratori da fuori area.
Si cerca manodopera specializzata
I lavoratori del Nord Milano, invece, che escono dall’area per andare a lavorare in altre zone sono circa 30.000 e sono così divisi per area: 22.318 a Milano, 5279 nell’area di Monza e 2605 nell’area di Melzo. Questo succede perché la maggior parte dei datori di lavoro del Nord Milano ricerca soprattutto manodopera specializzata e quindi riesce ad assorbire solo il 26,5 % dell’offerta di lavoro del territorio mentre i lavoratori del Nord Milano trovano impiego soprattutto nei servizi di comunicazione e in quelli per l’impresa.
Tornando invece a coloro che offrono lavoro: il settore dell’alloggio e ristorazione, quello della logistica e il commercio assumono prevalentemente lavoratori esterni al territorio e le stesso succede con le attività professionali. Possiamo inoltre affermare che i datori di lavoro del territorio del Cpi del Nord Milano, passate le turbolenze occupazionali causate dalla pandemia, sono attualmente in una fase di consolidamento della propria forza lavoro.
Infatti, il lieve calo rilevato per le nuove assunzioni è accompagnato dalla maggiore contrazione delle cessazioni (-1,3%), con il risultato di rallentare il ricambio della manodopera. A conferma, si è riscontata la decisa crescita (4,7%) delle trasformazioni in contratti a tempo indeterminato dei rapporti in essere a tempo determinato o in apprendistato. Un segnale della volontà di stabilizzare il personale in essere, piuttosto che cercarne di nuovo.
Questo significa che il Nord Milano aumenta di attrattività a livello lavorativo perché è in grado di dare una prospettiva di stabilità ai lavoratori che vengono assunti all’interno delle aziende del territorio ma, al tempo stesso, questa stabilità vede forti flussi in uscita dei lavoratori residenti. Se, infatti, le imprese continuano ad attrarre manodopera specializzata, i lavoratori residenti trovano sbocchi occupazionali non qualificati nei servizi alle imprese e in quelle di comunicazione.
Differenze di reddito fra i comuni del Nord Milano
Questo panorama va contestualizzato con la situazione dei redditi all’interno dell’area.
Secondo i dati del report 2023 del Centro Studi ALPES dell’Osservatorio di Ambito sul Nord Milano (Cinisello, Cusano, Cormano, Bresso) che analizza i redditi dichiarati per scaglioni, osserviamo come la quota di contribuenti che dichiara il reddito più basso (minore di 10.000 euro) sia più alta a Cinisello Balsamo (22,8%) e a Bresso (21,2%), mentre a Cormano (20,2%) e a Cusano Milanino (19,5%) la quota è leggermente più bassa. Al contrario la quota maggiore di contribuenti più ricchi (maggiore di 75.000 euro) si registra a Cusano (4,4%) e a Bresso (3%).
Se analizziamo la serie storica dei redditi dichiarati nel periodo 2010-2021 emerge che tra il 2019 e il 2020, anche a causa degli effetti della pandemia, la quota dei contribuenti più poveri (meno di 10.000 euro) aumenta significativamente passando da 21,8% a23,1%, per poi riportarsi ai livelli del 2019 con il 21,7% (tab. 3.13). Le fasce di reddito più ricche (55.000 euro e più) aumentano nel 2021 di mezzo punto, passando complessivamente da 4,8% a 5,3%. Cresce quindi la forbice tra le fasce di reddito estreme a conferma di un leggero incremento delle disuguaglianze.
Le differenze tra comuni si evidenziano meglio ricorrendo a due indicatori: il reddito imponibile medio per contribuente e il reddito imponibile pro-capite per residente. Nel Comune di Cinisello Balsamo si registrano il reddito imponibile medio per contribuente (21.660) e il reddito pro-capite (14.944 euro) più bassi dell’Ambito. Mentre nel Comune di Cusano Milanino gli indicatori sono i più alti dell’Ambito, rispettivamente 27.202 euro e 19.811 euro.
Se sommiamo quindi il fatto che la forma contrattuale utilizzata più frequentemente è quella a tempo determinato (7.072) che rappresenta il 38,3% di tutti gli avviamenti effettuati del 2022 nei comuni dell’area è facile capire che la stabilizzazione che interessa gli indeterminati influisce di poco sulla situazione reddituale della popolazione.
In alcuni comuni, come a Cormano e a Cusano Milanino questa percentuale supera il 50% dei contratti avviati. Se a questi, aggiungiamo le altre forme contrattuali meno stabilizzanti, quali il lavoro interinale (8,8%), il lavoro intermittente (5,5%) e il lavoro svolto nel settore dello spettacolo (25,1%), complessivamente i contratti temporanei rappresentano quasi l’80% delle assunzioni.
Ecco perché i lavoratori che trovano lavoro fuori area sono di gran lunga più numerosi di quelli che lavorano nel Nord Milano e di questi, probabilmente, i contratti sono talmente precari da non poter garantire un livello di reddito e stabilità sufficienti a mantenere un soddisfacente livello di vita.
Ecco perché il lavoro nel Nord Milano non manca, ma non è sufficiente o non riesce a trattenere i propri cittadini all’interno dell’area che è quindi soggetta a un continuo flusso e ricambio di popolazione.
A cura di Gaetano Petronio