Ven. 26 Apr. 2024
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L’esordio di Giovanni Testori è in sella a una bici

ULTIMO CHILOMETRO. SPECIALE GIRO 2021

L’esordio di Giovanni Testori avvenne con un’opera, Il dio di Roserio, che ha come protagonista indiscusso il ciclismo, i ciclisti, i corridori, i campioni e i gregari. Lo scrittore nella sua opera prima, un romanzo o se preferite un racconto lungo, parla del Consonni, ciclista dilettante, che durante una gara cade sull’asfalto, si spacca la testa e rimane lì, quasi morto, stupido per sempre. Era il gregario del Dante Pessina, il campione di una piccola società ciclistica – la Vigor – destinato a un luminoso avvenire. Ma la gloria della ribalta nazionale viene conquistata a prezzo di dover nascondere per sempre un misfatto perpetrato nei confronti del suo gregario che nessuno, a parte lui, potrà mai rivelare.

I ciclisti, figli di un dio minore?

Testori ci regala uno spaccato di crudele spessore dell’Italia reduce dalla Guerra e lanciata verso il boom economico e ci restituisce, insieme al clima esatto dell’epoca, la visione di una società imperniata sul desiderio di primeggiare a ogni costo.

Ne Il Dio di Roserio si parla di ciclismo e di corse dilettantistiche.  Un corridore dilettante, il Dante Pessina, portacolori della Vigor del presidente Todeschi, e del suo gregario, il Sergio Consonni. Il Pessina è il più forte e diventerà un campione, c’è da scommetterci. Lavora al distributore del signor Gino, ma ancora per poco. Quelli della Bianchi gli hanno messo gli occhi addosso. E se vince alle prossime gare di sicuro lo mettono in squadra tra i professionisti, tra le divinità del Giro. Basta la vita grama da operaio, minestre riscaldate, gabinetto nel cortile. Lo sport, il ciclismo, come acceleratore sociale, cambio di marcia, finalmente. Il percorso verso il successo, però, è irto di ostacoli e ci mette la vita a complicare le cose.

Il Dio di Roserio, scritto nel 1951, viene rappresentato volentieri a teatro, l’opera si presta per sua natura. Teatrale è l’ossatura: cinque capitoli come cinque atti di una tragedia contemporanea. Un prologo, tre atti e un epilogo. Sul palco, nel tempo, le interpretazioni di Fabrizio Gifuni e Maurizio Donadoni.

In questa prima opera c’è molto del Testori che conosceremo nelle opere successive: con lui si inizia un viaggio nel mistero carnalissimo della parola. Lo scrittore utilizza un impasto di italiano e dialetto, il lombardo delle città e delle periferie di quegli anni, una lingua a sé, difficilmente traducibile. Le parole di Testori restituiscono materia e realtà, come si intuisce nella chiusa del racconto: «il Pessina alzò la maglia: portò dentro una mano. Si accorse che gli veniva fuori acqua da tutte le parti: “Sudà’me una vaca”. Portò l’altra mano sul cavallo e, tirandosele da una parte e dall’altra, incominciò a mettersi a posto le mutandine».

La biblioteca del ciclismo

Giovanni Testori
Il dio di Roserio
Universale economica Feltrinelli, pagg. 143, euro 8.

Giovanni Testori: (Novate, 1923 – Milano, 1993), critico d’arte, poeta, autore teatrale e romanziere, è considerato tra le personalità intellettuali più significative del secondo Novecento. Di Novate Milanese è anche Vincenzo Torriani, ( 1918- 1996) lo storico organizzatore del Giro d’Italia,

 

 

 

 

 

 

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