Mer. 24 Apr. 2024
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Coronavirus: i materiali e il funzionamento delle mascherine

Le mascherine utilizzate per contrastare il contagio da coronavirus si distinguono, come ormai sappiamo, in mascherine chirurgiche e mascherine FFP. Le prime sono dispositivi medici usa e getta che proteggono principalmente gli altri; le seconde sono dispositivi di protezione individuale. Esistono le mascherine FFP1, FFP2 e FFP3. Nel caso in cui siano prive di valvola, servono a proteggere sia chi le indossa che le altre persone; se, invece, sono munite di valvola, proteggono unicamente chi le indossa.

I materiali delle mascherine chirurgiche

Una mascherina chirurgica è formata da 2 o 3 strati di TNT, il tessuto non tessuto: si tratta di un materiale realizzato in fibre di polipropilene o di poliestere che agisce come una barriera, così da evitare che gli agenti infettivi possano passare attraverso il presidio. Nella maggior parte dei casi, lo strato più esterno è realizzato con un materiale che rende la mascherina idrofobica, vale a dire resistente all’acqua, e che le conferisce doti ottimali dal punto di vista della resistenza meccanica. Lo strato successivo è in tessuto non tessuto, con microfibre il cui diametro non supera i 3 micron: questo è il vero filtro del dispositivo. Nel caso in cui sia presente un terzo strato, infine, questo è a contatto con la pelle del viso e la protegge dallo strato filtrante. La conformazione di quasi tutte le mascherine chirurgiche è studiata in modo da offrire delle pieghe grazie a cui esse possono essere espanse e andare a coprire il mento e il naso.

Le mascherine Unimed

Le mascherine Unimed, prodotte da Unigasket, sono dispositivi medici di classe I; sia i modelli Unimed R2 che i modelli Unimed F3 sono certificati CE e realizzati nel rispetto delle prescrizioni contenute nella normativa EN 14683. Anche in questo caso abbiamo a che fare con tre strati di protezione, realizzati con materiali anallergici e in grado di garantire standard di efficienza molto elevati per la filtrazione antibatterica.

Le mascherine FFP

Le mascherine FFP1, FFP2 e FFP3 servono a proteggere chi le indossa dalle particelle ambientali, dai fumi, dalle polveri e dalla contaminazione esterna. Prima del diffondersi della pandemia, esse venivano impiegate soprattutto in ambito industriale, nel settore farmaceutico e in quello minerario, ma anche nel campo delle costruzioni e nelle industrie siderurgica, alimentare e tessile. Tali mascherine sono conosciute anche con il nome di filtranti facciali per la protezione individuale: l’acronimo FFP deriva proprio da qui. In base alla normativa americana, la denominazione cambia: le mascherine FFP1 sono le N95; le mascherine FFP2 sono le N99; le mascherine FFP3 sono le N100. La presenza della valvola non incide in alcun modo sulla capacità filtrante della mascherina; essa, invece, garantisce un comfort superiore nel caso in cui la mascherina sia indossata a lungo. Il compito della valvola, infatti, è quello di agevolare la respirazione, visto che diminuisce l’umidità consentendo all’aria calda di uscire fuori.

Gli ambiti di utilizzo

Le mascherine FFP1 non vanno bene se si desidera una protezione ottimale rispetto agli agenti patogeni la cui trasmissione avviene per via aerea; esse sono utili solo per garantire un primo livello di protezione nei contesti in cui sono presenti particelle in sospensione e negli ambienti polverosi. Gli operatori sanitari che lavorano a diretto contatto con persone infette, o che comunque potrebbero essere tali, devono indossare invece le mascherine FFP2: se è vero che i pori filtranti hanno dimensioni superiori a quelle dei virus, è altrettanto vero che essi sono in grado di arrestare le particelle virali non trasmesse sotto forma di aerosol e le particelle ambientali grazie all’effetto elettrostatico. Anche queste mascherine sono formate da tessuti non tessuti: mentre lo strato esterno garantisce la protezione rispetto alle particelle più grandi, quello intermedio permette di filtrare le particelle di dimensioni minori. Lo strato a contatto con la pelle, poi, protegge il dispositivo rispetto all’umidità che deriva dagli starnuti, dalla tosse o dal respiro.

Chi deve indossare le mascherine FFP3

Infine, ecco le mascherine FFP3, dispositivi di protezione individuale il cui utilizzo è fortemente consigliato per tutti gli operatori sanitari che prestano assistenza a persone infette o che lo potrebbero essere, soprattutto nel corso di manovre caratterizzate da aerosol. La protezione offerta è totale, e la capacità filtrante è paragonabile a quella che viene offerta dalle mascherine chirurgiche; senza dimenticare che le dimensioni dei pori filtranti sono inferiori a quelle del virus.

Le altre protezioni

Sono sempre molto diffuse le mascherine di stoffa, che non servono a proteggere chi le indossa e, al massimo, limitano il rischio di trasmettere il virus. In linea di massima, è utile sapere che al crescere dello spessore del tessuto aumenta la capacità protettiva. Tornando alle mascherine classiche, la fibra del tessuto non tessuto carica a livello elettrostatico è in grado di attirare le particelle e catturarle.

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