[textmarker color=”E63631″] IL RICORDO -[/textmarker] La morte di don Roberto Malgesini, aggredito da un senzatetto che aiutava a Como, ha fatto molta impressione. Ieri il sindaco di Bresso, Simone Cairo, ha postato
questo messaggio che rimanda al racconto di una delle persone che ha conosciuto il sacerdote ucciso.
“Non ho avuto la fortuna di incontrare don Roberto Malgesini, – ha scritto ieri il primo cittadino di Bresso – caduto sotto i colpi inflitti da un senzatetto che aiutava a Como.
Questa morte che fatichiamo a capire ci aiuta a riflettere sulla situazione in cui viviamo, divisi tra il desiderio di aiutare gli altri e la violenza di atti ingiustificabili.
Come ha ricordato il Presidente Fontana: “Don Roberto all’alba portava i pasti caldi ai poveri della città. Una vita dedicata agli ultimi, un esempio per tutti noi.”
Lascio parlare un amico, Fiorenzo De Molli, che lo ha incontrato e che ci racconta chi fosse veramente questo sacerdote”.
Ho avuto la fortuna di stare accanto a don Roberto Malgesini. Per un anno ha prestato la sua opera a Casa della Carità a servizio ovviamente degli ultimi degli ultimi: le persone che vengono a fare le docce.
Poi don Roberto è tornato a Como a vivere la sua dedizione ai dimenticati, ai detestati. L’ho rivisto ai tempi dei profughi che si accalcavano alla stazione nella speranza di passare in Svizzera.
In questi 10 e più anni, il suo nome non è mai salito alla ribalta delle cronache tranne quando fu multato perchè distribuiva la colazione ai senza dimora contravvenendo alle ordinanze del sindaco della città.
Un prete un po’ stranetto, uno di quelli un po’ compatito dagli altri forse perché oltre a credere nel Vangelo lo ha vissuto con radicalità nella propria esistenza; uno per il quale l’altro è solo fratello e sorella a prescindere da qualsiasi altra caratteristica.
La sua morte fa impressione perché dal suo punto di vista la vita è donata in pienezza, ma soprattutto dal nostro punto di vista, la vita le è stata tolta da uno che lui amava. Una persona che incarna le peggiori condizioni dal nostro punto di vista: straniero, irregolare, espulso ma ancora qui, probabilmente musulmano. Costui gli ha tolto con violenza la vita.
Eppure proprio grazie all’assassinio, don Roberto si è trasfigurato: tutti, proprio tutti (anche chi lo multava, i confratelli, chi non sopporta ciò che lui faceva) lo contemplano e ne parlano come un gigante in umanità, nella fede e soprattutto nella carità. Chissà come sorride stasera (sempre con garbo e delicatezza) nella braccia del Risorto guardando a come la Morte dice a tutti ciò che lui testardamente e con serenità ha annunciato tutti i giorni con la sua Vita.
Ciao don, che fortuna avere vissuto un pezzetto della vita con te