[textmarker color=”E63631″]BRESSO[/textmarker] – C’era anche Bresso tra le basi di raccolta che i cosiddetti “scafisti di terra” utilizzavano per la raccolta di immigrati da portare oltre il confine italiano. Ieri il pm della Dda di Milano Cecilia Vassena, nel processo con al centro una presunta banda di trafficanti di essere umani, sgominata lo scorso gennaio, ha chiesto diciassette condanne a pene comprese tra i 3 anni e 4 mesi fino a 17 anni e 3 mesi di carcere. La banda aveva al vertice tre egiziani che, agendo come “manager della tratta”, avrebbero organizzato e gestito oltre 60 viaggi, su furgoni o in treno dalla Sicilia alla Francia, incassando fino a mille euro da ogni migrante arrivato sui barconi dall’Africa.
L’inchiesta, condotta dalla Squadra mobile di Cremona, aveva svelato l’esistenza di una banda, con base operativa a Milano e composta anche da somali, tunisini, afgani e eritrei (coinvolti anche tre italiani), strappava gli ultimi soldi a centinaia di migranti disposti a tutto pur di provare ad avere una vita migliore in Europa.
In alcuni casi a Ventimiglia erano stati fermati furgoni con 40 persone stipate all’interno in condizioni disumane, anche bambini. I punti di raccolta dei migranti si trovavano attorno alla stazione Centrale di Milano e a Bresso, dove sorge un grande centro per migranti gestito dalla Croce Rossa.
Foto di archivio