[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – Uno nuovo polo tecnologico Green potrebbe nascere dalla trattativa avviata oggi da Gruppo CAP (gestore del servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano) e Core, il Consorzio di recuperi energetici che ha sede a Sesto San Giovanni.
Oggi, infatti, i Sindaci dei comuni azionisti del consorzio CORE Spa (Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Pioltello, Segrate, Cormano) e Marco Invernizzi, Presidente del comitato di indirizzo strategico in rappresentanza dei soci di CAP, hanno approvato, insieme ai vertici delle due aziende, un accordo di trattativa in esclusiva.
Il documento impegna le parti nello studio di un piano industriale che preveda la trasformazione del forno, oggi pesantemente sotto accusa perché ritenuto inquinante e antieconomico, in un centro per la trasformazione dei fanghi fognari.
All’area verrebbe così garantito un futuro con l’attuale vocazione industriale ma rigenerandosi in un centro di ricerca per la sperimentazione sulle acque reflue, grazie anche alla collaborazione con i partner del Progetto Smart Plant (finanziato dalla EU nell’ambito degli obiettivi di Horizon 2020), l’Università di Verona, il Politecnico di Milano, l’Università Bicocca e il CNR. L’area, completamente rinnovata ospiterà ricercatori e start up impegnati nello sviluppo di nuove soluzioni ecocompatibili per trasformare quello che prima era uno scarto in prodotti a forte valore aggiunto. Una vera e propria ‘bioraffineria’ verde che produrrà biometano, calore, dove si recupereranno nutrienti, e produrranno compost, bioplastiche e fertilizzanti naturali. La disponibilità di acqua depurata, oltre a essere reimmessa pulita nel vicino Lambro, consentirebbe l’irrigazione delle aree verdi limitrofe, tra cui figurano i parchi del quartiere Adriano nel Comune di Milano.
Il forno si occuperà di ripulire gli scarti del depuratore di Sesto San Giovanni che serve 150mila abitanti equivalenti e tratta i reflui fognari provenienti dalla città di Sesto, sia per quanto riguarda gli scarichi industriali sia – soprattutto – per gli scarichi civili.
Una volta trattata e depurata, l’acqua viene restituita all’ambiente e immessa nel fiume Lambro.
“Da un punto di vista industriale, per noi si tratterebbe di un notevole salto di qualità perché potremo contare su degli asset che ci consentirebbero di gestire internamente servizi che ora dobbiamo cercare all’esterno e che rappresentano un costo di gestione”, ha spiegato Alessandro Russo, Presidente di Gruppo CAP. “Si tratta di un progetto molto interessante di applicazione di modelli di economia circolare tra aziende interamente pubbliche, improntato alla sostenibilità, in linea con la politica di recupero e di sinergie con il ciclo della raccolta differenziata su cui siamo da tempo impegnati. Quella che si apre oggi è una fase di studio ma dalla quale auspichiamo possano emergere prospettive interessanti”.