Gio. 28 Mar. 2024
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Cologno, due fratelli comandavano con la prepotenza nel quartiere. Arrestati dai Carabinieri

[textmarker color=”E63631″]COLOGNO MONZESE[/textmarker] – I carabinieri della Tenenza di Cologno Monzese hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due fratelli pregiudicati di Cologno Monzese accusati di una lunga serie di estorsioni, intimidazioni, violenze e atti persecutori esercitati, a vario titolo, contro i titolari di due bar nei pressi della loro abitazione, del direttore della piscina comunale e delle anziane vicine di casa, oltre che su alcuni operai edili.

Sotto accusa ci sono un 40enne e suo fratello maggiore di 45 anni, accusati di poco meno di 25 episodi, commessi quasi tutti in concorso, dall’estate 2017 fino al giugno scorso in quella che il gip definisce “un’allarmante e gravissima escalation”. Le indagini sono scattate in seguito all’incendio doloso della saracinesca di uno dei due bar di Cologno oggetto delle loro angherie, compiuto il 10 dicembre 2016. Rogo di cui deve rispondere il 40enne che poche ore prima aveva minacciato la titolare dicendole “da domani non lavori più”.

Dalle indagini è emerso come i due fratelli si consideravano i padroni del quartiere nel quale vivevano e dei negozi dove erano soliti passare le loro giornate consumando ciò e quanto gli pareva senza pagare, e minacciando pesantemente o aggredendo gli esercenti. le violenze quotidiane sono state in parte riprese dalle telecamere di sicurezza dei due locali.

Aggressioni anche nei confronti del direttore e dei dipendenti della piscina comunale di Cologno, dove l’uomo sarebbe entrato a più riprese senza pagare l’ingresso per se e gli amici. Il 40enne avrebbe detto al direttore “se non vuoi avere problemi devi fare quello che ti dico io, ovvero farmi entrare e non darmi fastidio”.

Un clima di terrore e intimidazione, con violenze, umiliazioni, “inarrestabili soprusi, vessazioni di ogni tipo e prevaricazioni”, che i due fratelli avrebbero imposto anche nella casa di corte di Cologno dove di fatto abitavano in casa della madre. Qui le loro vittime sarebbero state sette anziane vicine, quasi tutte vedove e sole, che, sempre secondo l’accusa, sarebbero state oggetto di quotidiani insulti e minacce, talvolta degenerate in aggressioni e violenze. 

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