Ven. 19 Apr. 2024
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Commercio: maledizione, disattenzione o incompetenza?

[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – La “maledizione” di Villa Ghirlanda. Abbiamo usato questi termini parlando della chiusura di Tag, l’hamburgeria che aveva aperto i battenti un anno fa circa nei locali comunali del Museo di Fotografia Contemporanea, a Cinisello Balsamo. Sarebbe la quarta attività a “fallire” in uno degli spazi forse più belli di tutta la città, con un affaccio sul giardino di Villa Ghirlanda. Ma è giusto parlare di maledizione? Il caso di Tag e di Villa Ghirlanda è forse emblematico per una riflessione più ampia sul commercio di vicinato, a Cinisello Balsamo come in tutto il Nordmilano.

Certo, non vogliamo qui dire che la colpa è dei negozianti o delle associazioni di categoria. Non vogliamo mancare di rispetto a una categoria che sta lottando per tenere aperte le proprie attività e per offrire ancora un servizio prezioso ai cittadini. Ma forse la crisi del commercio di vicinato, che si sta palesando in maniera inequivocabile nel Nordmilano, non è solo colpa dell’arrivo dei grandi centri commerciali, di internet o delle scarse, anzi spesso misere misure adottate dalle amministrazioni comunali. Possiamo parlare di incompetenza?

Ancora una premessa: non si può generalizzare. Ci sono negozianti, anzi famiglie di negozianti che si tramandano l’attività da generazioni, che oltre ad avere “nel sangue” l’abilità del commercio, sono stati capaci negli ultimi anni di innovarsi, aggiornarsi e rilanciare l’immagine del proprio negozio per tenere la clientela e forse, se possibile, allargarla. Inoltre, se restringiamo il campo della discussione al solo settore della ristorazione, a Cinisello più che in altri luoghi, ci sono esempi di ristorazione di altissima qualità. E questo è un indubbio valore che la città non ha mai promosso a sufficienza.

Per questi esempi però se ne potrebbero fare molti altri che darebbero ragione a chi invece parla di profonda incapacità e incompetenza di chi pensa che aprire un’attività commerciale sia un gioco da ragazzi.

Il caso del Tag è in qualche modo emblematico: nessuna pubblicità, un’insegna che è rimasta coperta per settimane anche dopo l’apertura e l’inaugurazione del locale. Che aveva aperto in sordina, forse nel silenzio più totale, e non aveva mai fatto nulla per affermarsi e farsi conoscere. La pubblicità è l’anima del commercio? Sì, ma non solo. Rendere la propria attività vincente è un lavoro duro, quotidiano, impegnativo: serve passione, serve talento, serve essere anche coscienti che fare oggi il negoziante (e in particolar modo il ristoratore) vuol dire vestire i panni dell’imprenditore, di colui che pianifica passo dopo passo l’ascesa della propria azienda.

I Comuni e le istituzioni non hanno idee su come ravvivare il commercio di vicinato. Ma se le serrande si abbassano, oggi più che mai, è forse anche perché la categoria dei commercianti sta perdendo un pizzico della propria identità e si sta annacquando. Quella di Villa Ghirlanda a Cinisello, a nostro giudizio, non è una “maledizione”: forse fino a qui siamo solo stati di fronte a esercenti non del tutto preparati ad affrontare la sfida del commercio di quartiere, che nel 21esimo secolo è una delle più ardue e complicate. Ma forse il ruolo delle istituzioni e delle associazioni di categoria dovrebbe essere quello di aiutare gli esercenti a formarsi e ad aggiornarsi per riuscire a star sul mercato anche nell’epoca del web, dei Social e dei “riders”.

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